This entry was posted on venerdì, settembre 30th, 2016 at 07:23 and is filed under Dipendenti Statali. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
La pubblicazione del bando sulla gazzetta Ufficiale è avvenuta pochi giorni fa e riguarda la ricerca di 26 sottotenenti per l’Arma dei Carabinieri che verranno integrati in servizio permanente. C’è tempo fino al 24 ottobre prossimo per presentare la domanda di partecipazione, rigorosamente online.
L’accesso al concorso perché è questa volta d’élite. Vi potranno infatti accedere solamente gli ufficiali subalterni in congedo, coloro che sono in ferma prefissata, gli ispettori e gli ufficiali inferiori di completamento. Dei 26 posti disponibili, 22 sono riservati agli ispettori.
Per maggiori dettagli vi invitiamo a consultare questo link: Gazzetta Ufficiale Concorsi Carabinieri
Essere un carabiniere e indossare una divisa è, tra le altre cose, anche una responsabilità in termini di credibilità. E quando qualcosa va storto, il prezzo da pagare è alto.
È quanto sta accadendo all’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto, condannato dal tribunale di Pavia a due anni e 6 mesi di reclusione per falsa testimonianza nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 e per il quale è stato già condannato il fidanzato della vittima Alberto Stasi, non senza polemiche.
L’ex carabinieri all’epoca dei fatti era comandante della stazione di Garlasco, città nella quale avvenne il delitto. La sua testimonianza sarebbe stata la chiave su cui si sarebbero basate le prime sentenze di assoluzione a carico di Alberto Stasi, ribaltate poi dalla condanna definitiva.
Secondo quanto si legge dei documenti di accusa, l’allora maresciallo Marchetto, avrebbe mentito circa gli accertamenti svolti sulla bicicletta nera da donna che un testimone sosteneva di aver visto appoggiata al muro della villetta di via Pascoli, il luogo del delitto, in un orario compatibile con quello nel quale la vittima fu uccisa.
La contestazione rivolta al carabiniere è legata in particolare a una nota di servizio in cui viene dichiarata la non somiglianza tra quella bici riconosciuta dal testimone e un’altra bici nera da donna che la famiglia Stasi effettivamente possiede.
Questa dichiarazione ebbe ripercussioni piuttosto forti sullo svolgimento delle indagini poiché portò gli inquirenti a non sequestrare la bici della famiglia Stasi. Proprio le mancate analisi su questo mezzo, secondo la parte civile e l’accusa, condussero inevitabilmente alle prime due assoluzioni dell’imputato Alberto Stasi.