This entry was posted on mercoledì, aprile 20th, 2016 at 06:06 and is filed under Pubblica Amministrazione. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
Anche per coloro che sono impiegati presso la Pubblica Amministrazione sarò presto il tempo di ricevere la “busta arancione” inventata da Tito Boeri, l’attuale direttore dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Ma di cosa si tratta? La busta arancione si configura come un documento che giungerà per posta presso le abitazioni degli italiani: al suo interno è contenuto un dossier personalizzato redatto appositamente dall’INPS per i lavoratori italiani non provvisti di accesso digitale alla propria posizione contributiva. Nel merito il documento conterrà una proiezione sull’importo del futuro assegno pensionistico. I contribuenti potranno vedere vergato per iscritto il tasso di sostituzione della futura pensione in rapporto all’ultimo stipendio percepito (a patto tuttavia di avere una buona stabilità lavorativa fino al raggiungimento dei requisiti di quiescenza per la pensione). Un’operazione, quella fortemente voluta dal Tito Boeri, che rappresenta un rilevante segno di discontinuità rispetto al passato.
La busta arancione si configura senza dubbio alcuno come uno dei pilastri dell’operazione trasparenza inaugurata dal Presidente Boeri appena giunto alla guida dell’Istituto. Le stime sui futuri assegni hanno infatti l’obiettivo virtuoso di informare i contribuenti su quello che sarà il possibile importo della loro futura pensione, in maniera tale che questi ultimi possano prendere adeguati e congrui provvedimenti. La busta arancione è pertanto una sorta di termometro, un “exit poll” credibile calcolato su base statistica che ha l’obiettivo di rendere consapevole il lavoratore dell’ammontare del proprio assegno di pensione.
L’INPS ha già avviato le procedure per partire con i primi invii, con i primi contribuenti che riceveranno le prime buste già questa settimana. ora è il turno dei lavoratori privati, mentre a partire dal mese di luglio toccherà a dipendenti pubblici ricevere il plico contente la proiezione della pensione. Molti dei diretti interessati affermano di non attendersi particolari sorprese, ma le prime rilevazioni sull’esito dell’operazione potranno essere raccolte solo nelle prossime settimane. Un progetto importante, quello della busta arancione, che punta a creare consapevolezza e chiarezza nel contribuente in un periodo in cui la materia pensionistica attraverserà tempeste di non poco conto.
Secondo alcune proiezioni emesse dal quotidiano torinese La Stampa infatti, nel 2030 il sistema pensionistico italiano potrebbe andare incontro a serie difficoltà: mettendo insieme previsioni demografiche e studi sulla spesa previdenziale si prevede per quell’anno una congiuntura critica per il sistema. Sarà infatti quello l’anno in andranno presumibilmente in pensione i cosiddetti “baby boomers”, i figli della grande ondata demografica che attraversò l’Italia del “boom economico” nel biennio 1964-65, quando l’Italia partorì oltre un milione di bambini. Quei bambini, al compimento dei 66-67 anni infatti giungeranno alle soglie dell’INPS, contribuendo ad un picco di richieste che si tradurrà in uno choc, soprattutto se la crescita economica rimarrà modesta (come appare ora). Se le casse dell’INPS reggeranno a reggeranno al quinquennio 2030-2035, la “Nave Italia” dovrebbe poi giungere in acque più serene fino a stabilizzarsi tra il 2048 e il 2060.
Risulta pertanto fondamentale comprendere la propria situazione pensionistica in prospettiva: possibilità che viene ora data anche ai dipendenti pubblici grazie alla seconda parte dell’operazione “busta arancione” che si aprirà a partire da giugno.
Fonti: La Stampa
Patrizia Caroli