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La riqualificazione di 33 aree di valore storico e archeologico di Roma attraverso l’impegno e il lavoro di 18 detenuti del carcere di Rebibbia è lo scopo del progetto RAS – recupero ambientale e sociale – un protocollo voluto dal Ministero della Giustizia e Roma Capitale e firmato nel Teatro Marcello, uno dei luoghi direttamente coinvolti da questa iniziativa.
La nascita del progetto RAS è stata fortemente voluta nella piena volontà di reinserimento nella società dei detenuti come sottolineato dal Ministro Severino, proprio in occasione della firma “Qui, in uno dei posti più belli di Roma, che mostra i segni di un’antica civiltà giuridica esportata in tutto il mondo ritornano nella società quelle persone che hanno sbagliato e hanno pagato alla collettività il prezzo dei loro errori ”.
Il progetto RAS era stato avviato in via sperimentale già due anni fa propri per favorire il reinserimento sociale di coloro che uscivano dal penitenziario e dovevano ricostruire una vita anche lavorativa, riducendo al minimo il rischio di ricadere nell’errore illegale. Proprio alla luce degli ottimi risultati ottenuti in via sperimentale, si è deciso di attivarlo in via definitiva, con l’accordo massimo e la piena collaborazione di tutte le parti in causa.
Attraverso il RAS infatti i 18 detenuti coinvolti, 17 uomini e una donna, hanno potuto in prima istanza avere una formazione in tema di storia dell’arte, sicurezza sul lavoro e giardinaggio, tutti settori che troveranno applicazione pratica nel progetto, durante il quale 33 siti archeologici romani verranno ripuliti e manutenuti; tra di essi ricordiamo i Fori Imperiali, il Circo Massimo e il Mausoleo di Augusto.
Il piano lavorativo prevede che i detenuti siano impiegati per un anno, 5 giorni la settimana per 4 ore al giorno, con la supervisione di 31 dipendenti della Sovrintendenza e 6 del dipartimento ambientale.
Con questo progetto, oltre a reinserire i detenuti in un contesto sociale le lavorativo, si mira anche a sviluppare una coscienza collettiva che permetta di facilitare questo nuovo inserimento, eliminando quelle difficoltà psicologiche che ad oggi lo rendono difficile, talvolta impossibile.
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giugno 26th, 2012 at 05:49
[...] “Se ognuno dei comuni in cui si trovano i 206 penitenziari italiani, decidesse di coinvolgere in lavori esterni dieci detenuti, avremmo duemila reclusi impegnati in lavori utili”. Dato certamente vero quello dichiarato dallo stesso ministro in occasione dell’accordo raggiunto tra DAp e ANCI sul tema del lavoro esterno dei detenuti che darebbe concreta applicazione all’articolo 27 Della costituzione italiana sul reintegro nella società e la rieducazione sociale. [...]