This entry was posted on giovedì, dicembre 11th, 2014 at 11:31 and is filed under Dipendenti Statali. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
C’è chi parla di svolta epocale, chi loda la tempistica di approvazione. Chi invece non ne è rimasto soddisfatto e muove critiche precise e forti.
Il pomo della discordia è il regolamento di Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera previsto dal patto di stabilità e che è stato approvato pochi giorni fa con una storia intesa tra stato e regioni. Senza alcun intervento o contributo da parte delle associazioni sindacali però, escluse completamente dalle trattative e dalle decisioni.
In termini numerici il comparto salute dovrà subire tagli per oltre tre miliardi, con il primo step di meno un miliardo entro il 2015. Come? Vediamolo insieme.
Il fulcro principale del documento appena approvato, in linea continua con quanto già iniziato dai precedenti esecutivi in questa materia, prevede tagli forti ai posti letto sulla base di quanto stabilito con la legge 135/2012: 3.7 posti per 1000 abitanti. Per essere ancora più chiari, i nosocomi italiani hanno perso in 10 anni oltre 70.000 posti letto, passando da circa 295.000 a 224.000.
Il dato che preoccupa le associazioni sindacali di categoria, tra cui quelle di medici e infermieri, primo tra tutti l’Anaao Assomed, è legato all’assenza di una struttura territoriale alternativa che garantisca comunque un servizio adeguato, senza oberare i pronto soccorso e le liste di attesa.
Di pari passo con i tagli ai posti letto, vanno anche quelli alle unità professionali impegnate nella gestione degli ospedali: medici e infermieri si trovano a lavorare in condizioni sempre più precarie e difficili.
Come si può sostenree una situazione di questo tipo in un’Italia nella quale gli ultra sessantacinquenni passeranno dai circa 12 milioni attuali ai circa 18 milioni nel 2050?
Senza un confronto con i medici e le altre professioni sanitarie e i loro rappresentanti si rischia di creare situazioni ben lontane dal migliorare la realtà complessa degli ospedali, fulcro imprescindibile del sistema sanitario nazionale.
La vera preoccupazione di Assomed riguarda non solo le condizioni lavorative dei medici e degli operatori del settore, i quali, diciamolo pure, rischiano un altro blocco stipendiale per altri 10 anni.
Il vero dramma riguarda la mancanza di realtà concrete che bilancino l’inevitabile assenza ospedaliera: “vi è la seria preoccupazione che la nuova medicina territoriale, istituita solo per decreto regionale, non sia in grado di evitare come si vorrebbe il ricorso all’ospedale, e che si produca nella sanità pubblica una carenza di assistenza, che oltretutto alimenterebbe il ricorso alle strutture private”.