Sanzioni disciplinari Militari:
Le sanzioni disciplinari militari o nel mondo militare, sono un argomento importante in quanto incidono sullo status del proprio soldato ma per capire esattamente l’influenza e lo scopo di questi procedimenti nei cittadini in uniforme bisogna distinguere tra due tipi diversi di sanzioni: sanzioni disciplinari militari di stato e sanzioni disciplinari militari di corpo.
Le prime prevedono una riduzione dello status temporaneamente o definitivamente. Le sanzioni disciplinari militari di corpo incidono sullo status del militare all’interno dell’organizzazione militare. In questo modo, vengono limitate le sue facoltà o posizioni giuridiche.
- cessazione disciplinare dall’impiego (artt. 30 e 73, lettera a), legge n. 113/1954);
- cessazione disciplinare dalle funzioni del grado, per gli ufficiali in congedo (artt. 52 e 73, lettera b), legge n. 113/1954);
- perdita del grado per rimozione (artt. 70, punto n. 4, e 73, lettera c), legge n. 113/1954);
- cessazione dalla ferma, per gli ufficiali in ferma prefissata (art. 24, comma 5°, d.lgs. n. 215/2001);
- sospensione disciplinare dall’impiego (artt. 21 e 63, lettera a), legge n. 599/1954);
- cessazione dalla ferma, per i sottufficiali in ferma o rafferma (artt. 40, lettera c), e 63, lettera b), legge n. 599/1954);
- sospensione disciplinare dalle attribuzioni del grado, per i sottufficiali in congedo (artt. 48 e 63, lettera c), legge n. 599/1954);
- perdita del grado per rimozione (artt. 60, comma 1°, numero 6), e 63, lettera d), legge n. 599/1954);
- sospensione disciplinare dal servizio (artt. 14 e 43, lettera a), legge n. 833/1961);
- cessazione dalla ferma, per i finanzieri in ferma o rafferma (artt. 34, comma 1°, lettera c), e 43, lettera b), legge n. 833/1961);
- perdita del grado per rimozione (artt. 40, numero 6), e 43, lettera c), legge n. 833/1961);
- sospensione disciplinare dal servizio (artt. 9 e 37, lettera a), legge n. 1168/1961);
- cessazione dalla ferma, per i carabinieri in ferma o rafferma (artt. 26, comma 1°, lettera c), e 37, lettera b), legge n. 1168/1961);
- perdita del grado per rimozione (artt. 34, numero 6), e 37, lettera c), legge n. 1168/1961);
Il processo delle sanzioni disciplinari militari di stato inizia con un’inchiesta per l’accertamento dell’infrazione disciplinare motivo della sanzione. Praticamente viene articolata in tre fasi diverse: L’emanazione dell’ordine d’inchiesta da parte dal Ministero competente; Contestazione degli addebiti all’incolpato, indagine ed eventuale giustificazione da parte dall’investigato; e Decisione delle autorità.
Questa tipologia di sanzioni disciplinari militari sono applicabili, indistintamente, a tutto il personale militare. Ci sono 4 tipi diversi di sanzioni (art. 62-65 R.D.M.)
- Richiamo
- Rimprovero
- Consegna
- Consegna di Rigore
Il procedimento, in questo caso, viene articolato in base a queste cinque fasi: contestazione degli addebiti, acquisizione delle testimonianze e giustificazioni; esame e valutazione degli elementi contestati e di quelli addotti a giustificazione; decisione delle autorità e comunicazione all’interessato.
Difendere la nostra identità è fondamentale. Penso che si tratta sicuramente di una delle questioni più importanti per crescere in modo integro come persone e come professionisti: chi perde l’origine, chi non sa da dove viene, perde l’identità. Ma esagerare anche no.
Stamattina ho letto un articolo nel quale si parla dell’iniziativa di alcuni insegnanti di una scuola elementare in un paesino di Galles per difendere la loro lingua. Il gallese infatti si parla sempre di meno, soprattutto da parte dei più giovani.
Per evitare la perdita del gallese questi insegnanti hanno cominciato a minacciare i bambini, di 5 o 6 anni, imponendo l’uso di questa lingua. Secondo l’articolo, impediscono addirittura andare in bagno se gli alunni non lo richiedono in gallese.
Un po’ esagerato, siete d’accordo?
Le testimonianze dei propri bambini rivelano un comportamento davvero pesante da parte degli insegnanti, i quali usavano espressioni dure del tipo “vai a vivere in Inghilterra se vuoi usare la lingua inglese”. Altri avevano talmente paura che stavano sempre zitti, sia a casa che a scuola per non sbagliare parola.
Non si può.
Penso che questo non sia un esempio per nessuno. D’una parte, i bambini non hanno la colpa di non conoscere una lingua in quanto sono i genitori quelli che decidono quello che si parla a casa. I docenti possiamo insegnare una lingua, ma non imporla, fare capire ai bambini perché è importante e magari cosa significa per noi e per i nostri noni ad esempio. Come faranno ad usare una lingua o a voler migliorare la loro conoscenza al riguardo se hanno dovuto temere per impararla?
Ora, ovviamente, la questione è stata portata davanti a Keith Toelwr, in qualità di “Commissario dell’educazione per il Galles” e spero, sinceramente, che vengono prese delle misure corrispondenti. Questo fa male a tutti noi insegnanti.