Questi tagli non finiscono più. Incessantemente da mesi si sente parlare solo di tagli al personale, alle spese, alle infrastrutture. Gli ultimi colpiti ma solo in ordine di tempo purtroppo sono i vigili del fuoco.
Eh già come se non fosse sufficiente lavorare quotidianamente sotto organico da anni, con automezzi non più adeguati e costantemente “in bolletta”, per i vigili del fuoco arriva un’altra brutta notizia: il ministero dell’interno ha infatti deciso di razionalizzare il dispositivo nazionale di soccorso tecnico urgente.
Nel concreto questo taglio si traduce con la chiusura notturna di alcune sedi locali e la riduzione degli uomini impiegati nelle squadre di soccorso. Quindi il numero di unità che potranno intervenire in caso di emergenza verranno drasticamente ridotte: se prima erano cinque gli uomini inviati sul posto, se il progetto del dipartimento dei vigili del fuoco dovesse essere approvato, saranno solo tre con evidenti disagi per i cittadini in difficoltà come spiega Alessandro Zangoli, segretario Conapo Emilia Romagna: “non solo la sicurezza non potrà più essere garantita, ma non saremo nemmeno in grado di risolvere nei tempi previsti l’intervento per il quale siamo stati chiamati: potremo solo fare contenimento fino all’arrivo di un’altra squadra, che impiegherà più tempo ad arrivare sul posto se effettivamente, la notte, alcune sedi locali saranno chiuse. E il tempo, nel nostro lavoro, è vitale”.
Essendo ancora una ferita fresca e aperta, non si può non pensare a cosa sarebbe successo se la notte del 20 maggio scorso, durante il sisma che ha colpito l’Emilia Romagna, il personale fosse stato assento perché il dipartimento di notte deve stare chiuso…Lo stesso vale per il terremoto dell’Aquila di qualche anno fa. Insomma il ruolo dei Vigili del fuoco è delicato e in emergenza, come si può pensare di ridurne il numero?
A rincarare la dose arriva Antonio Brizzi, segretario nazionale del Conapo, che parla di “totale incompetenza tecnico operativa” di coloro che prendono decisioni come questa che mettono a rischio la salute dei cittadini oltre che il lavoro dei Vigili del fuoco.
Ma il paradosso non è ancora più grave di così. Tornando per un attimo a parlare del terremoto dell’Emilia, i vigili del fuoco hanno atteso 12 mesi nella speranza che lo stato provvedesse al pagamento degli straordinari svolti durante l’emergenza. L’attesa però continua. Nulla si è sbloccato ancora e per questo i vigili del fuoco minacciano di incrociare le braccia. A questo poi si aggiunge la notizia dei nuovi tagli.
L’atteggiamento del Conapo non è del tutto distruttivo verso le esigenze dello stato. Per questo si è detto disposto a confrontarsi con le istituzioni a patto però che la sicurezza dei cittadini mantenga standard adeguati.
Fonti: ilfattoquotidiano / grnet / conapo / radioluna
Ferie Personale ATA: Le ferie personale ATA vengono regolate dal C.C.N.L all’articolo 13 comma 5. In questo regolamento viene specificato che nel caso in cui il POF d’istituto preveda la settimana articolata su cinque giorni di lavoro il sesto è considerato lavorativo ai fini del computo delle ferie. In questo modo, è irrilevante per il calcolo delle ferie che la settima lavorativa di 36 ore sia articolata su cinque o sei giorni.
Il personale ATA assunto da poco (meno di 3 anni) ha diritto a 30 giorni di ferie all’anno. Questi 30 giorni, diventano 32 dopo tre anni di contratto.
Per tre anni di contratto s’intendono almeno 1.080 giorni di servizio (360 x 3).
Se si tratta di personale ATA, con contratto a tempo determinato, che non ha svolto un intero anno di servizio le ferie vengono calcolate in base ai mesi di servizio realizzati. In questo modo, i dipendenti ATA con più di tre anni di anzianità lavorativa maturano al mese 30/12=2,5 giorni.
Una frazione superiore ai 15 giorni, nel calcolo di ferie personale ATA, è considerata come un mese intero, mentre che le frazioni inferiori non danno luogo a ferie.
Nel caso di part time orizzontale, non sono previste riduzioni di ferie e, nel caso di part time verticale, si ha diritto a ferie in base ai giorni lavorati.
Per il pagamento delle ferie personale ATA il calcolo è diverso in quanto vengono conteggiati tutti i giorni di servizio svolti. Indipendentemente dei mesi o delle frazioni di mese.
Vediamo un esempio per cercare di chiarire il concetto:
Se si tratta di un dipendente personale ATA con un contratto dal 21 settembre al 30 giugno, con un’anzianità di servizio inferiore ai tre anni. Le ferie maturate sono 9 mesi x 2,5 giorni al mese, ovvero 22 giorni e mezza giornata. (I 10 giorni di settembre non maturano ferie).
Se però, le ferie venissero monetizzate per il pagamento, il calcolo viene realizzato per il totale di giorni lavorati. Nel esempio, sarebbero ( 9 mesi x 30 giorni) + 10 giorni = 280 giorni. Questo porta a 280/360 x 30 = 23,33 giorni da pagare cioè 23 giorni e 1/3 di giorno.
In questo modo vengono calcolate le ferie personale ATA.
Fonte: Flc.cgil Pavia
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Assegni familiari Inpdap. Gli assegni familiari Inpdap sono prestazioni che concede l’ente previdenziale, dei dipendenti pubblici (ora Inps) con l’obbiettivo di sostenere le famiglie con redditi al di sotto di certi limiti stabiliti dalla legge. Gli assegni familiari Inpdap sono un diritto anche nel caso di un pensionato, il cui nucleo familiare è composto soltanto da lui stesso.
Il diritto agli assegni familiari Inpdap spetta a:
- Pensionati Inpdap
- Coniuge di dipendenti o pensionati Inpdap non separato
- Figli legittimi o legittimati minorenni
- Figli legittimi inabili
- Fratelli, sorelle o nipoti minorenni (orfani di entrambi i genitori e senza pensione come superstiti)
- Fratelli, sorelle o nipoti inabili (orfani di entrambi i genitori e senza pensione come superstiti)
- Nipoti a carico del richiedente con meno di 18 anni
In realtà, gli assegni familiari Inpdap spettano per ogni familiare a carico con reddito personale non superiore ad un importo minimo mensile stabilito dalla legge.
Quest’anno c’è stata una rivalutazione ai fini del calcolo per gli assegni familiari e il proprio diritto ad averli. I limiti di reddito mensile da considerare per il riconoscimento dei diritti agli assegni familiari Inpdap sono stati modificati. Il trattamento minimo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti risulta fissato dal 1° gennaio 2013 nell’importo mensile di euro 495,43.
In questo modo, i limiti di reddito da valutare ai fini dell’accertamento del carico (non autosufficienza economica) e quindi del riconoscimento del diritto agli assegni familiari risultano:
- Euro 697,73 per il coniuge, per un genitore, per ciascun figlio od equiparato;
- Euro 1221,03 per due genitori ed equiparati.
Come fare domanda per Assegni familiari Inpdap
Per accedere agli assegni familiari Inpdap, gli interessati devono presentare domanda (scarica il modulo in fondo all’articolo) alla sede Inps gestione ex Inpdap di riferimento e allegare questi documenti:
Scarica qui il modulo per assegni familiari inpdap
I sindacati di categoria si dicono preoccupati per i diecimila posti di lavoro a rischio al Ministero della Difesa tra cui anche gli stipendi polizia di stato. “Da anni diciamo che bisogna riorganizzare, tagliando le strutture inutili ma investendo nelle eccellenze. Nei decreti invece non c’è traccia di programmi per valorizzare l’area tecnica industriale della Difesa, vale a dire poli di mantenimento, arsenali, strutture produttive ad alta specializzazione” questo il grido delle associazioni Fp-Cgil, Fp-Cisl e Uil-Pa dopo l’incontro con il ministro Mario Mauroche in merito alla razionalizzazione dello strumento militare.
È ormai evidente che anche lo sbilanciamento tra le retribuzioni del personale civile e gli stipendi polizia di stato è troppo ed è ora di andare oltre.
Il sito della Repubblica ha pubblicato pochi giorni fa una tabella con gli stipendi polizia di stato italiani mensili e quelli degli altri paesi occidentali e le cifre sono davvero le più disparate:
ITALIA: 1.200 euro
GERMANIA: 1.600 euro
FRANCIA: 1.700 euro
SPAGNA: 1.400 euro
GRAN BRETAGNA: 3.200 euro
IRLANDA. 1.600 euro
AUSTRIA: 1.100 euro
STATI UNITI: 2.400
In Italia gli stipendi polizia di stato di un neoassunto si aggirano intorno ai 1200 euro a cui si aggiungono i buoni pasto, gli straordinari e i compensi extra per le trasferte per un totale che si aggira intorno ai 1500€. Questa cifra è senza dubbio un miraggio per moltissimi giovani italiani dipendenti che vengono retribuiti in media con meno di 1000 euro mensili. Rimane però una cifra più bassa rispetto agli stipendi polizia di stato medi della maggior parte degli stati europei.
Ma la notizia peggiore è che il blocco degli stipendi polizia di stato rimarrà in essere certamente almeno fino al 2014. Tra l’altro la Corte Costituzionale, con la decisione n.223/2012 ha già dichiarato l’illegittimità costituzionale delle disposizioni di blocco dell’art. 9, ma con effetto per la sola categoria dei magistrati. È proprio per questo che molti dipendenti statali tra cui i poliziotti hanno intentato ricorso al tar e attendono con impazienza il parere della corte.
As.So.Di.Pro. e Il Nuovo Giornale dei Militari con l’appoggio di uno studio legale si stanno facendo promotori di un’iniziativa concertata per presentare un ricorso univoco al Tar del Lazio rispetto all’art. 9, comma 21, del D.L. n.78/2010 riguardo al personale del Comparto Sicurezza e Difesa.
Potranno partecipare tutti i membri delle forze armate per tutelare i propri stipendi polizia di stato e tutti quelli che hanno subìto il mancato adeguamento del trattamento economico in relazione al grado superiore acquisito o al passaggio di ruolo intervenuto nel triennio 2011-2013 o ancora alla maturazione del superiore parametro collegato all’anzianità di grado. Il ricorso è aperto anche a chi non ha percepito l’incremento di stipendio per l’omogeneizzazione maturata nel triennio 2011-2013 e a chi non ha ricevuto l’assegno per gli anni di servizio e l’anzianità di servizio maturata.
Per poter aderire al ricorso è necessario inviare una raccomandata con tutta la documentazione necessaria per richiedere l’adeguamento degli stipendi polizia di stato il cui elenco puoi trovare nel sito dell’associazione che organizza il ricorso.
Fonte: snfp / repubblica / ilnuovogiornaledeimilitari /adnkronos / forzearmate
Pensione Integrativa Dipendenti Pubblici. Si fa un gran parlare di pensione integrativa dipendenti pubblici alla luce delle future pensioni che in prospettiva dovrebbero essere sensibilmente inferiori rispetto al passato per la riduzione continua dei coefficienti di calcolo nonché per effetto del sistema pensionistico a cui si appartiene.
Tutti i lavoratori pubblici possono concorrere alla formazione di una pensione integrativa, tuttavia quanti si trovano nel sistema pensionistico totalmente retributivo fino al 31/12/2011 ragionandoci bene potrebbero anche farne a meno.
Ovviamente tutti quei lavoratori che invece si trovano collocati nel sistema pensionistico cosiddetto misto o pro-rata (totalmente contributivo) hanno la convenienza ad aderire alla pensione integrativa dipendenti pubblici optando per le varie soluzioni oggi presenti sul mercato.
I lavoratori pubblici hanno la doppia possibilità di aderire alla pensione integrativa dipendenti pubblici optando per la quella chiusa o aperta.
La differenza tra le due opzioni consiste nel fatto che aderire alla pensione integrativa chiusa significa aderire ad un fondo creato e gestito dall’amministrazione di appartenenza mediante una ritenuta sulle competenze mensili. Oggi nel pubblico impiego sono operativi già alcuni fondi, in particolare quello della scuola denominato FONDOESPERO conta già diverse migliaia di adesioni. I docenti che hanno aderito al FONDOESPERO sono prevalentemente quelli assunti dopo il 2000 e che si trovano pertanto già in regime di TFR. Costoro alla data del pensionamento percepiranno la pensione per i contributi versati nella normalità. In aggiunta riceveranno la pensione integrativa dipendenti pubblici derivante dall’adesione al fondo che può essere percepita sia sotto forma di rendita vitalizia, sia sotto forma di TFR (liquidazione una tantum ) oppure optando per il sistema delle percentuali.
Al personale docente che ha aderito al fondo viene operata una trattenuta minima sulle competenze mensili mentre una consistente parte viene aggiunta dallo Stato.
Altri fondi del pubblico impiego non sono ancora operativi in particolare il fondo PERSEO che riguarda il personale delle Autonomie Locali, Regioni, e Ministeri.
Invero aderire ad un fondo aperto significa decidere di versare mensilmente una cifra ad un Ente Privato ( poste, banche, finanziarie ) e ricevere una volta trascorso un certo tempo la pensione integrativa.
Aderire ad un fondo aperto comporta anche dei vantaggi fiscali in quanto a differenza di un fondo chiuso non vi è la partecipazione dello Stato .
Pertanto in sede di compilazione del modello 730 parte di quanto è stato versato viene recuperato sotto forma di deduzioni o di detrazioni fiscali.
Ci sono comunque particolari categoria che pur trovandosi nel sistema pensionistico misto potrebbero optare per non aderire ad uno dei fondi che erogano la pensione integrativa ma questo dipende molto dagli anni di servizio che ciascuno può far valere. In altri termini ci sono dipendenti che hanno ad oggi 30 anni di servizio . Costoro pur rientrando nel sistema pensionistico misto potrebbero accontentarsi del trattamento di quiescenza che erogherà loro lo Stato senza aderire alla pensione integrativa dipendenti pubblici. Ovviamente dipende dalle aspettative di ciascuno di essi e dal relativo tenore di vita.
Il trattamento di pensione erogato con il sistema totalmente retributivo è pari all’80% dello stipendio.
Quello erogato con il sistema misto è pari al 70% dello stipendio infine quello erogato con il sistema pro-rata siamo intorno al 50%.