La polizia penitenziaria è tra i protagonisti delle ultime riforme del governo Renzi.
Una riforma quella dei baschi blu che ha trovato molte opposizioni, dentro e fuori dalle aule parlamentari. Niente di nuovo per l’esecutivo, che in questi giorni è chiamato a rispondere alle piazze in scioperi in molti, moltissimi, forse troppi settori.
I sindacati di polizia nel frattempo continuano a proporre riforme e leggi per migliorare le condizioni di lavoro degli agenti, in attesa che una riforma globale del settore porti in concreto a rendere l’ambiente di lavoro degli istituti carcerari idoneo allo svolgimento delle attività professionali degli agenti, in piena sicurezza.
Eugenio Sarno, segretario Generale della UILPA Penitenziaria fa notare che “dal 1 gennaio 2014 (…) gli episodi di aggressione in danno di poliziotti penitenziari, perpetrati da soggetti detenuti, assommavano a 309 per un totale di circa 420 operatori feriti, di cui circa 130 che hanno riportato prognosi superiori ai 7 giorni, un costo pari a circa 180mila euro per le circa 1500 giornate di malattia di agenti penitenziari diagnosticate a seguito delle lesioni riportate a seguito delle aggressioni”.
Dati, questi che, in un momento storico dove l’imperativo categorico è costituito dai tagli e dal risparmio, dovrebbero sensibilizzare l’esecutivo verso azioni veloci che sanino questa anomalia. Dati che spaventano e che fanno riflettere.
O almeno che dovrebbero scuotere le coscienze dei politici. Perché ogni aggressione ai danni di un agente, altro non è che un’aggressione allo stato stesso.
Questa situazione, che si avvicina a grandi passi verso il collasso, è strettamente legata al nuovo concetto di sorveglianza dinamica che, in linea di principio è stato appoggiato dalla stessa polizia penitenziaria ma che di fatto, senza un’adeguata attuazione diventa un boomerang.
Il segretario Sarno rivolgendosi poi ai vertici della polizia e del ministero ricorda che “la Polizia Penitenziaria non può essere l’agnello sacrificale alle criticità ataviche del sistema penitenziario. Occorre restituire dignità lavorativa e condizioni di sicurezza alle donne e agli uomini dei baschi blu. Solo così lo Stato potrà recuperare credibilità ed autorevolezza all’interno dei gironi infernali delle nostre prigioni”.