This entry was posted on venerdì, agosto 14th, 2015 at 07:04 and is filed under Dipendenti Statali. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.
La Polizia di Stato non vuole autorizzare i propri agenti e funzionari ad assumere la qualità di mediatore. Questa è la conclusione di una vicenda che ha visto protagonista un poliziotto, al quale l’amministrazione aveva negato la possibilità di svolgere l’attività di mediatore civile disciplinata all’articolo 60 della legge n. 69/2009, del decreto legislativo n. 28/2010 e del regolamento emanato con d.m. n. 180/2010.
Dopo il giudizio di primo grado che aveva visto dichiarare dal TAR alcuna incompatibilità tra i due ruoli, il quale però aveva riconosciuto la possibilità che sorgessero problematiche, ma solo legate alle singole controversie; proprio in virtù di questo aveva riconosciuto all’amministrazione la possibilità di decidere di volta in volta se autorizzare o meno l’agente ad assumersi l’incarico.
In altre parole vietava all’amministrazione di imporre al proprio agente un diniego a priori su tale funzione, ma delegava la scelta ai singoli casi.
È di pochi giorni fa invece la notizia che il consiglio di stato, con sentenza num. 3843 del 4 agosto 2015 ha ribaltato il giudizio del TAR in primo grado, riconoscendo l’attività di mediatore come “svolta da appositi organismi professionali e indipendenti, stabilmente destinati all’erogazione del servizio di conciliazione avvalendosi di personale dotato di una specifica formazione e retribuito. Conseguentemente sembra evidente che si ponga il problema della compatibilità di queste funzioni con lo status di funzionario pubblico, se non altro nel senso che sia necessaria l’autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza”
È quello che pensano gli appartenenti al sindacato di categoria Sap a seguito della sospensione dal ruolo per un poliziotto per attività politica.
“Nel 2015 non sono più tollerabili arcaismi mentali che impediscono ai poliziotti e agli operatori delle forze dell’ordine di fare attività politica (…)la sospensione dal servizio è un fatto grave e porta con sé una carica morale di censura che è inaccettabile (…)Un vigile urbano può tranquillamente avere un incarico all’interno di un partito o candidarsi senza rischiare di essere trasferito, nonostante le qualifiche di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza siano le medesime rispetto a noi, con i relativi doveri ed obblighi”.
Tuona Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap.
Tutto giusto. Ma.. se si analizza bene questa frase, un ma lo si trova: per un vigile urbano, ascoltare questa dichiarazione potrebbe essere ai limiti dell’offensivo. Lui che da anni lotta per vedersi riconosciute le medesime tutele di un poliziotto e non di un amministrativo.
Ma questa è tutta un’altra storia.